storia dell arca di noè

La vera storia dell’arca di Noè

Anche chi non ha frequentato assiduamente le lezioni di catechismo sa com’era fatta l’Arca di Noè. Si vede anche al cinema, nel recentissimo Noah: era un’imbarcazione di legno, lunga e affusolata, con un grande edificio costruito sul ponte. Giusto? Pare di no.

La nuova teoria del custode del British Museum

Perlomeno, secondo l’opinione dell’esperto di civiltà mediorientali del British Museum, l’eccentrico Irving Finkel, che ci ha anche scritto un libro, Me Ark Before Noah (l’arca prima di Noè). Dopo aver accuratamente tradotto un’antica versione della leggenda del diluvio universale, ritrovata su una tavoletta d’argilla che reca un’iscrizione cuneiforme, Finkel si è reso conto di avere in mano una serie di istruzioni, molto particolareggiate, su come costruire il natante. La scoperta, di per sé straordinaria, è resa ancora più affascinante da un dettaglio: l’imbarcazione descritta, infatti, era rotonda.

Tutti conosciamo la storia della mitica alluvione e di come si salvarono Noè e gli animali terresti. Questa tavoletta è stata sicuramente ispirata dal racconto biblico, giusto? No. Già si sapeva che anche i babilonesi tramandavano una loro versione del diluvio: un predecessore, conservatore del British Museum quasi due secoli fa, l’aveva infatti trovata incisa su un’altra stele di argilla, nel 1872.

Com’è fatta davvero l’Arca di Noè?

All’epoca, il ritrovamento aveva suscitato veementi proteste da parte di teologi, cristiani ed ebrei, ottimi conoscitori della Bibbia. Li disturbava in particolare dover constatare le straordinarie somiglianze tra il testo rinvenuto a fine Ottocento e la versione in ebraico del libro sacro: era difficile negare che tra le due narrazioni esistesse un fortissimo parallelismo letterario. Dal 1872 a ora, sono poi emerse altre tavolette risalenti a periodi diversi, alcune complete, altre ridotte ormai a frammenti. La più interessante è appunto quest’ultima, scritta all’incirca nel 1750 a.C., e dunque una delle più antiche a noi note.

Ciò che la rende tanto interessante è il testo della tavoletta che è per i babilonesi era una specie di coracle, un’imbarcazione tondeggiante. Nessuno se l’aspettava perché. nella Bibbia, essa viene descritta come un vascello in legno di forma oblunga. Nell’immaginario comune, questa rappresentazione dell’Arca di Noè è fortemente radicata, e pensarla come una sorta di cesto rotondo è spiazzante. Il coracle era un’imbarcazione molto diffusa all’epoca in cui è stata incisa la tavoletta? Nell’antichità, e fino alla metà del XIX secolo, questi natanti erano diffusissimi in Iraq: esistono fotografie degli anni Venti del suolo scorso che ne mostrano un’intera flotta lungo la riva di un fiume.

Fungevano da taxi fluviali: se si doveva attraversare un corso d’acqua, magari con un paio di pecore e di bambini al seguito, si affinava un comete manovrato da un traghettatore. Si tratta di un’imbarcazione leggera e caratterizzata da elevata galleggiabilità e impermeabilità: è praticamente inaffondabile, ed è proprio così che doveva essere l’Arca di Noè. Non aveva bisogno né di poppa né di prua, perché non doveva andare da nessuna parte: doveva semplicemente stare a galla, come un tappo di sughero, finchè le acque non si fossero finalmente ritirate.