clorueo di magnesio manca a tavola

Cloruro di magnesio, un elemento che manca a tavola

Il cloruro di magnesio è un composto chimico dalle diverse azioni: alcune ricerche mediche hanno dimostrato come molte patologie che affliggono l’organismo siano dovute proprio alla mancanza di cloruro di magnesio nel nostro corpo. Vediamo meglio cos’è e a cosa serve il cloruro di magnesio.

Il cloruro di magnesio si trova naturalmente nell’acqua di mare, in alcuni tipi di cereali biologici, nella soia, nel cacao, nel cioccolato amaro e in alcuni legumi come i fagioli. Questo elemento viene usato per combattere alcune malattie più o meno gravi che possono coinvolgere il corpo umano: è stato dimostrato, infatti, come l’assunzione di cloruro di magnesio permetta di rafforzare le naturali difese immunitarie fungendo quasi come un tonico per il sistema muscolare e nervoso. Secondo altre ricerche, il cloruro è molto utile per combattere alcune malattie degenerative, per regolarizzare il funzionamento del sistema digestivo, infatti viene spesso usato da chi soffre di stitichezza, e per coadiuvare il trattamento e la cura dell’asma e di diverse infiammazioni della gola.

Oggi il cloruro magnesio svolge la sua azione benefica anche per contrastare l’insorgere di alcuni tumori e per curare determinati tipi di epilessia, ma si è rivelato da sempre utile anche contro il cosiddetto ‘fuoco di sant’Antonio’, per combattere la raucedine e la calcificazione delle ossa. Tale elemento, infatti, partecipa delle principali funzioni di numerosi gruppi di enzimi e in quelle degli apparati nervoso, cardiovascolare, digestivo e muscolare. Poiché riesce a regolare le funzioni dell’apparato nervoso e ormonale, il magnesio è un ottimo antidepressivo naturale.

Come va somministrato il cloruro di magnesio?

Il cloruro di magnesio va assunto per via orale, ma nei casi più gravi si può assumere anche tramite iniezioni di soluzioni apposite in vena o intramuscolare. Naturalmente il dosaggio, sia che venga somministrato oralmente che per vena, dev’essere stabilito dal medico a seconda della malattia e di eventuali allergie o intolleranze o del quadro clinico presentato dal paziente. Il medico può anche decidere di somministrare il cloruro in modo preventivo, ovvero per scongiurare l’insorgere di problemi più gravi. Ovviamente si tratta di una profilassi che solo il medico curante o uno specialista deve decidere in merito al caso che gli si presenta.

Bisogna tener presente però, che gli effetti benefici del cloruro di magnesio durano solo se continua a essere assunto dal paziente, infatti nel momento in cui la cura viene interrotta subito si percepisce il diverso stato di salute del paziente. Il magnesio per questo motivo viene classificato e considerato come un integratore alimentare e non come un farmaco, ciò però non significa che non abbia delle controindicazioni: per esempio, se assunto in quantità eccessive, può provocare un eccessivo rilassamento se non addirittura un intorpidimento del sistema nervoso centrale.

cosa serve un amplificatore

A che serve un amplificatore?

Quando si è appassionati di musica o si è musicisti è molto possibile che debba acquistare un amplificatore per godere maggiormente della musica che si ascolta o che si produce. Esistono però, numerosi tipi di amplificatore per questo è sempre meglio trovarsi preparati e informarsi sul tipo di amplificatore più adatto alle proprie esigenze.

L’amplificatore è un apparecchio che serve per modificare l’ampiezza di un segnale acustico, o meglio restituisce in uscita lo stesso segnale che si riceve in entrata ma amplificato per un certo numero di volte. Vista la sua funzione, una delle caratteristiche che si pretende da un amplificatore è di essere potente: un apparecchio che si riveli notevolmente potente riuscirà a riprodurre segnali anche più complessi a differenza di un dispositivo che dalla potenza inferiore che non potrà rivelarsi altrettanto prestante. Sia che si cerchi un apparecchio più o meno potente, bisogna andare alla ricerca del prodotto che più risponda alle qualità ricercate e naturalmente alle proprie necessità, così da poter riuscire a usufruirne al meglio e nel pieno delle sue funzionalità.

Quindi, l’amplificatore va scelto in modo da sfruttare l’aumento di tensione, la potenza e la qualità del suono riprodotto, ovvero le principali caratteristiche che si richiedono a un apparecchio del genere. La potenza altro non è che la capacità dell’apparecchio di resistere anche a carichi musicali particolarmente pesanti: infatti, l’amplificatore di natura tende ad assorbire energia per riprodurre il segnale e nel momento in cui tale ampiezza non si rivela costante ma tende piuttosto a cambiare in base alla qualità del sonoro, significa che l’amplificatore non è lineare. Anche per questo la potenza viene riportata sulla confezione del prodotto, anche se non bisogna fidarsi del tutto della dicitura dato che spesse volte le misurazione indicate sulla confezione risultano falsate.

Perché collegare un amplificatore allo stereo

Quando si ha a disposizione un impianto audio di alta qualità, non si vede l’ora di dotarlo dei migliori amplificatori presenti sul mercato: infatti, il desiderio è quello di ottenere un segnale sonoro di qualità e potente al tempo stesso.

Per questo, una delle qualità che si ricerca in un amplificatore audio è la potenza: un apparecchio potente permette di variare l’ampiezza di un suono assorbendo la quantità di energia che consente un concreto incremento dell’entità del segnale. Per poter scegliere il dispositivo più idoneo a soddisfare le proprie esigenze, bisogna verificare che possieda tutte quelle caratteristiche che possano essere adatte anche al proprio impianto audio.

usi luce pulsata

Gli usi della luce pulsata

Oggigiorno ormai non si parla d’altro: i trattamenti che utilizzano la luce pulsata si sono diffusi in tutti i migliori centri estetici, ma a praticarli sono anche molti medici. Cos’è la luce pulsata e in cosa consiste un trattamento di luce pulsato lo vedremo nelle prossime righe spiegando per cosa può essere usata questa particolare luce.

Come nasce il trattamento a luce pulsata

Uno dei trattamenti per cui viene più frequentamene usata la luce pulsata è il trattamento di epilazione che nasce quale risposta a uno dei più fastidiosi e anti estetici problemi che attanagliano non solo le donne di tutte le età ma anche gli uomini, ovvero la ricrescita dei peli. Finora le donne hanno sempre rimediato alla fastidiosa ricrescita sottoponendosi a estenuanti sedute di ceretta, una tortura mentale e fisica: se l’estetista non è brava, infatti, la ceretta può provocare escoriazioni e piccole ferite che rimargineranno col tempo e che potranno anche restare visibili sulla pelle a lungo.

Quindi, provvedere ogni mese all’eliminazione dei peli con la dolorosa ceretta è l’incubo di tutte, per questo il trattamento a luce pulsata ha subito riscosso un ragguardevole successo tra le donne. La sensazione di durezza e di prurito dei peli quando ricrescono con l’uso della luce pulsata svanisce del tutto: l’epilazione con la luce pulsata, infatti, tende a distruggere la melanina presente nei peli, uno stratagemma che provoca danni termici ai follicoli piliferi senza però causarli anche sui tessuti circostanti.

Quando non si cura solo il pelo

Il trattamento viene eseguito tramite uno specifico apparecchio elettronico e il suo funzionamento si basa tutto sul processo di foto termolisi, ovvero sul riscaldamento del follicolo in conseguenza all’applicazione dell’energia luminosa: la melanina presente nel follicolo assorbe tale energia pulsata destrutturando il bulbo. La foto termolisi coinvolge, però, solo i tessuti pigmentati, quindi la pelle ne resta illesa. Lo scopo del trattamento non è solo quello di distruggere il pelo, ma di eliminare l’intero bulbo pilifero in modo che non si ricrei più: è, infatti, proprio la formazione di un nuovo bulbo pilifero a essere responsabile della ricrescita del pelo dopo un determinato periodo.

Con la normale ceretta non si fa altro che tirare via il pelo, ma non si elimina il bulbo che darà vita ad altri peli. La luce pulsata, oltre al trattamento di epilazione, oggi viene usata anche per contrastare e rimediare ad alcuni inestetismi della pelle, per esempio serve per combattere le lentiggini, le rughe e altre linee del viso, eventuali lesioni vascolari e i segni dell’età.

arrivare a 100 anni

Gli uomini vivranno fino a 100 anni?

Che cosa faremmo se potessimo vivere fino a cento anni? È un traguardo desiderabile? Meglio cominciare a pensarci: negli ultimi mesi, alcuni tra i più brillanti ricercatori a livello mondiale si sono dedicati all’identificazione dei geni che porrebbero renderci eterni.

Imprenditori e medici per capire come diventare eterni

Il fine, ambizioso, è quello di individuare e curare le malattie che colpiscono maggiormente in tarda età. Il pioniere della ricerca dedicata al prolungamento dell’arco di vita è, secondo l’opinione comune, Craig Venter: un esperto di genetica, imprenditore e filantropo che ha sponsorizzato il Progetto Genoma Umano, e la cui personale mappa del DNA è stata tra le prime a essere pubblicata, nel 2011.

Nel marzo di quest’anno, ha annunciato che la sua ultima impresa prevede l’investimento di 70 milioni di dollari in capitali di rischio (circa 51 milioni di euro) per fondare una nuova società, la Human Longevity Inc. (HLI). Venter non è il solo ad avere grandi progetti: nel settembre 2013, l’amministratore delegato di Google, Larry Page, ha annunciato di aver nominato Art Levinson, presidente di Apple e della società di biotecnolugie Genentech, amministratore delegato di Google Calico (California Life Company). L’ambizioso obiettivo di Calico è migliorare la salute e il benessere della specie umana, e raccogliere la sfida rappresentata dall’invecchiamento e dalle patologie correlate.

Una grande impresa

Le neonate società Calice e HLI si sono date una missione estremamente impegnativa, soprattutto se si considera che soltanto una manciata di pazienti ha ricevuto terapie sperimentali basate sulla ricerca genomica. Sorge dunque spontanea una domanda: come pensano di poter arrestare il processo di invecchiamento? E quali forme assumeranno le terapie proposte?

L’impresa di Venier, HLI, darà il via ai lavori acquistando due avanzatissimi macchinari di sequenziamento genico, prodotti dalla società britannica Illumina con i fondi investiti dall’imprenditore, e mappando inizialmente il genoma di 40mila individui, per poi arrivare a regime con lo studio di 100mila genomi. Nel contempo si spera di riuscire a catalogare i batteri che colonizzano il corpo umano all’interno di un sistema noto come microbioma, e a sequenziare il metaboloma (l’insieme delle informazioni genetiche sulle sostanze biochimiche presenti in un organismo).

La sfida raccolta è di immani proporzioni, ma Craig Verter si dice certo che il suo approccio ai “big data” genetici consentirà di rispondere alle eterne domande sulla vita e sulla morte di noi umani, spalancando nuovi orizzonti per la scienza medica. Grazie a questo lavoro, sarà possibile valutare meglio la speranza di vita dell’uomo. Ma se tutto questo servisse soltanto a conoscere la sequenza genomica non si dovrebbe sprecare né tempo né denaro. L’obiettivo è invece quello di studiare nei dettagli la nostra predisposizione a vivere in salute o ad ammalarci.

pappagallo è intelligente

Il pappagallo è intelligente?

Nel linguaggio comune, ci riferiamo al pappagallo come a un animale capace saliamo di ripetizioni pedisseque e meccaniche: invece, questi uccelli sono tra le creature più intelligenti del mondo animale.

L’esperimento che dimostra l’intelligenza dei pappagalli

Esperimenti condotti in passato hanno dimostrato che sono ingrado di memorizzare un vocabolario di oltre 100 parole, e di comprendere concetti quali “più grande” e “più piccolo”. Oggi, uno studio ha provato che questi volatili riescono ad apprezzare anche il valore della condivisione. In alcuni esperimenti condotti dal dottor Franck Péron dell’Università di Lincoln, è stato chiesto a un pappagallo grigio africano di nome Griffin di scegliere tra quattro tazze di colori diversi: se la scelta cadeva sulla tazza verde, sia il pappagallo che un partner umano ottenevano una ricompensa, la tazza rosa implicava una ricompensa solo per il pappagallo, quella arancio solo per il partner, e

quella viola non determinava alcuna ricompensa, né per l’animale nè per l’umano. Quest’ultimo, poi, riproduceva la stessa scelta di Griffin, con gli stessi esiti: dopodiché, il processo veniva ripetuto.

I pappagalli imitano gli uomini

L’idea alla base dell’esperimento consisteva nel verificare se Griffin fosse in grado di capire che l’umano imitava il suo stesso comportamento, secondo il principio della reciprocità. Il pappagallo ha imparato in fretta che, scegliendo la tazza verde, sia lui che il partner ottenevano una ricompensa a ogni turno. Sembrava aver capito i parametri dello studio, ovvero che ogni umano rifletteva l’esatto comportamento di Griffin e non agiva casualmente secondo Péron.

Anche se preferire la tazza rosa avrebbe comportato per il pappagallo lo stesso beneficio immediato rispetto alla tazza verde, Griffin ha scelto diversamente: sembra che sia riuscito a calcolare molto in fretta che, scegliendo la tazza rosa, avrebbe poi ‘perso un turno’, perché l’umano avrebbe imitato la sua stessa azione. Si tratta di una scoperta davvero molto significativa che attesta come il comportamento degli animali (non di tutti, naturalmente) sia in qualche modo addestrabile attraverso la mano dell’uomo.

E, se fino a qualche anno fa, tutti gli etologi erano convinti che le scimmie e i cani fossero gli unici degni di essere considerati intelligenti, in realtà chi possiede un pappagallo sa bene che non è così. Questi uccelli, infatti, comprendono gli umani e tendono ad imitarli, specie nell’emissione di voci. Insomma, un tassello in più si aggiunge nelle competenze dell’etologia e molti altri ancora se ne aggiungeranno per arricchire le conoscenze umane delle straordinarie capacità degli animali.